I re magi

«Siamo venuti dall’oriente per adorare il re»

Diversamente da Luca, Matteo non racconta le circostanze della nascita di Gesù, ma preferisce attirare subito l’attenzione sulla Sua epifania = manifestazione, simbolizzate dai Magi.
Il passo del Vangelo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi, ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini.

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È nel Vangelo Armeno dell’Infanzia che compare il numero “tre” insieme ai nomi dei Magi: Melquon, mutatosi poi in Melchiorre, re della Persia, Gaspare, re dell’Arabia, e Baldassarre, re dell’India. Questa tradizione vuole che i re Magi provenissero da paesi lontani posti nei tre continenti allora noti : Europa, Asia, Africa, a significare che la missione redentrice di Gesù era rivolta a tutte le nazioni del mondo. Per questo motivo, i tre re sono spesso raffigurati, in genere, come un bianco, un arabo e un nero.


Originariamente erano chiamati “Magoi” i sacerdoti del culto di Zoroastro. In seguito il vocabolo fu usato per indicare più in generale i detentori di conoscenze occulte, gli astrologhi, gli interpreti di sogni.
Essi interpretano il segno di una stella che compare improvvisamente nel cielo come l’avvento di un grande personaggio e partono per cercarlo. Una volta giunti a Gerusalemme s’informano:

«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?»

Il re Erode turbato dalla notizia, consulta i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo e si informa da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo con l’intenzione di trovarlo e ucciderlo per eliminare un eventuale pretendente al trono. Secondo le profezie il Cristo doveva nascere a Betlemme. Così i Magi partono per Betlemme.
Ed ecco, la stella che li aveva portati fino a Gerusalemme li precedeva nuovamente fino al luogo dove si trovava il bambino.

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Rivolgono il loro sguardo sul bambino e lo adorarono.
Per il Vangelo di Matteo, dunque, i Magi sono state le prime autorità religiose ad adorare Cristo.

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Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro,simbolo della regalità del Cristo, incenso simbolo della sua divinità e la mirra, una pianta usata per realizzare unguenti a scopo medicinale e sacro: la parola Cristo significa proprio unto, consacrato con un simbolico unguento, un crisma, per essere re, guaritore e Messia di origine divina. La mirra veniva anche usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura e indica quindi anche l’espiazione dei peccati attraverso la morte. L’offerta di questo dono richiama al tema della passione del Cristo per questo motivo, nonostante l’Adorazione dei Magi sia un evento gioioso, spesso Maria appare raffigurata nei dipinti con una espressione pensosa.

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